segunda-feira, 23 de abril de 2007

Escola de Método do Direito

Gonçalo (o sangue fica para mais tarde), Nuno et altri:

Aqui fica uma síntese do pensamento de Francesco Cavalla. Ele faz parte do Centro di Ricerche sulla Metodologia Giuridica:

"Dopo gli articoli comparsi su Acta Methologica, 1 (Milano, 2004) e su Ragionare in giudizio (Pisa, 2005), F.Cavalla ha pubblicato un ampio saggio che raccoglie in modo autonomo ed esaustivo i suoi precedenti lavori, in una forma che sta fra il trattato breve e il manuale d’uso. Il contributo è apparso recentemente su Retorica, processo, verità (Padova, Cedam, 2005). Ne descriviamo schematicamente il contenuto, offrendo una versione abbreviata del saggio di Cavalla scaricabile in formato .pdf

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Oltre al modo di organizzare il linguaggio artificiale tipico delle scienze formali (quali ad esempio la matematica), adatto a garantire la connessione logica fra le premesse del ragionamento e le sue conclusioni, esiste la possibilità di organizzare il linguaggio ordinario al fine di costruire ragionamenti dotati di rigore logico non minore. Parliamo del metodo noto come “retorico”, già illustrato da Aristotele, e approfondito da Cavalla secondo una prospettiva epistemologica e teorico-giuridica che si discosta dalle tesi di Perelman ed altri. Il metodo retorico, come generalmente si ammette, opera utilizzando premesse strutturalmente diverse da quelle delle scienze formali; nel suo caso non si tratta, infatti, di ipotesi ed assiomi, ma di “luoghi comuni”: proposizioni del linguaggio comune caratterizzate dalla frequenza con cui appaiono nei discorsi e dalla probabilità, intesa come condizione transitoria di proposizioni plausibili in attesa di accertamento. La prima fase dell’attività retorica (detta “topica”) consiste nella selezione di “luoghi” convenienti al tipo di situazione e di audience, i quali però siano anche sostenibili dal punto di vista logico (cioè tali da escludere significati diversi od opposti). La fase topica è perciò assistita da un controllo di identità e non contraddizione (detto “dialettico”), che rafforza la persuasività dell’argomentazione, sottraendola a una dimensione di irrazionalità suggestiva (accezione, quest’ultima, negativa della retorica). Attraverso l’uso di termini linguistici “vaghi” (cioè non univoci, se decontestualizzati) il retore può costruire definizioni sematicamente univoche, mediante la tecnica dell’“accumulo di proprietà”. A questo punto egli è pronto a misurarsi ulteriormente con i suoi interlocutori (poiché tale è la natura essenziale della retorica: la condizione di incessante confronto con altre ed opposte, per quanto in apparenza altrettanto plausibili, definizioni). Dovrà dunque predisporsi a superare quattro ostacoli fondamentali: l’indifferenza dell’uditorio ai suoi discorsi, il difetto di adeguate cognizioni per poterli comprendere, l’insufficienza della loro forza argomentativa rispetto alle possibili tesi avversarie, la mancata confutazione di quelle tesi. Il metodo retorico ha una risposta per ciascuna di queste eventualità, essendo contraddistinto (secondo Cicerone) da quattro generi complementari d’impiego: l’estetico, il didascalico, quello della motivazione e quello confutatorio (nel quale è largamente impiegato il “sillogismo dialettico”). Così costituite le premesse (o “luoghi”) del suo ragionamento, il retore procede alla deduzione delle conclusioni, secondo la formula «Se A, allora b». Tale fase è detta “entimematica”. Le conclusioni retoriche così ottenute sono certamente (accertatamente) vere, in quanto inconfutabili. Il retore ha infatti dimostrato che conclusioni diverse da b sarebbero logicamente contraddittorie con le premesse in A. Tale verità è detta “istantanea” in quanto vale in quel momento e in quella circostanza. Infatti, in un diverso contesto, è sempre aperta la possibilità che si producano nuove opposizioni, le quali costringeranno il retore a un opportuno riesame delle sue argomentazioni (“trovando” nuovi A e deducendo nuovi b). Ma sarebbe «certamente erroneo respingere una conclusione retorica sul presupposto che “tanto, potrebbe essere diversamente”; finché questo “diversamente” non prende le forme di una opposizione articolata, non vale certo a togliere dall’arbitrio e dall’errore l’eventuale rifiuto di un discorso motivato» (Cavalla). La conclusione retorica gode di una verità che, in quanto concreta, sta costantemente “sulla soglia” tra passato e futuro, diversamente dalle verità rigide ed astratte dei discorsi formalizzati, le quali possono essere (come le dimostrazioni geometriche) ripetute all’infinito in modo sempre uguale. Tale ripetibilità compete infatti a ciò che, in quanto astratto (come ad esempio i triangoli o le circonferenze), propriamente non “accade” mai. Il metodo retorico riguarda, invece, l’esistenza nel suo concreto accadere, essendo “razionalità pratica” capace di assicurare ai discorsi una persuasività fondata sulla logica. [Sintesi redazionale di M.Manzin]

In allegato un ampio compendio dell’articolo di F.Cavalla"

http://www.cermeg.it/2006/01/11/francesco-cavalla-metodo-retorico-e-ricerca-della-verita/

Neste link, no final da página existe um ficheiro PDF de 33 páginas com um resumo mais completo do pensamento do autor.

2 comentários:

Goncalo disse...

Interessante. Mas pergunto: Em que e que isto difere da teoria da argumentacao de Perelman, Ost e Alexy? Nao me parece particularmente original (nao quer dizer quepor isso nao tenh merito).

E lamento desiludir-te mas a ideia de direito como "retorica" e muito antiga. A versao mais elaborada e menos filosofica (mais ao nivel das preocupacoes do jurista) deste ideia e a "semiotica do argumento juridico" desenvolvida ... nos EUA pelos "crits", que combinaram retorica, estruturalismo e fenomenologia. O ensaio mais acessivel nest materia e o "The Crystalline Structure of legal Thought" de Jack Balkin, embora o ensaio que originou as ideias seja o famoso "Form and Substance in Private Law Adjudication de Duncan Kennedy. Mais recentemente podes ver pelo mesmo autor, "A Semiotics of Legal Argument" (estao disponiveis na internet no site dele -- googla 'Duncan Kennedy').

E tambem a AED reconhece a "reotirzacao" do discurs juridico, embora nao da propria analise economica, como se pode constatar pela obra de Posner, que e hiper-realista acerca da manipulabilidade do discurso juridico. O Posner tem insistido nos ultimos 40 anos que e um grande erro acreditar que o direito, ou o processo de raciocinio que conduz a decisao, e o que os juizes escrevem nas sentencas.

Em suma: so mesmo "formalistas" e que acreditam que as "ciencias formais" -- logica e matematica --sao um modelo para o pensamento juridico. Ja poucos acreditam na deducao, como a tese de doutoramento do nosso Pinto Duarte demonstra. O grande debate e saber como "salvar" a razao juridica da crise do formalismo. Julgo que ha quatro grandes cartas em cima da mesa, cada uma com um braco continental e um americano, que so sao simetricos se "forcarmos" muito o material e em todo o caso sao inspiradas por ideias muito diferentes sobre estado e sociedade:

America: Europa:
Direitos/Dworkin Hermeneutica
Analise Economica Regulacao
CLS Retorica
Direito e Sociedade Sociologia Jur.

Repara como sao, ao mesmo tempo, muito diferentes e simetricos. Por exemplo, a AED e a regulacao concordam que o direito e um "instrumento" da "politica", mas nao partilham grande coisa em termos metodologicos e ate ideologicos.

Goncalo disse...

O "lamento desiludir-te mas a ideia de direito como "retorica" e muito antiga" e uma brincadeira... sei que sabes que e uma ideia antiga, porque aprendemos da mesma fonte: O mitico "Panorama Historico da..."